Arflex

20 ottobre 2017


Le fabbriche italiane del design


 

La storia della Arflex è piuttosto singolare, perchè non nasce dalla trasformazione di una precedente situazione artigianale, ma si affaccia al mondo del design d'arredo con un percorso completamente diverso.

 

Tutto parte dalla Pirelli Sapsa, dove collaboravano, alla fine degli anni quaranta, Bay, Reggiani e Barassi, i quali sperimentavano nuovi materiali nel campo delle sedute e in particolare in quelle per automobile: la gomma piuma e i nastri elastici. Furono loro a invitare Marco Zanuso ad applicare questi materiali e questa tecnica alla produzione in serie di nuovi "imbottiti" per l'arredo domestico.

 

L'architetto cominciò a sperimentare e già dal 1949 concepì la Famiglia Antropus, poltrona che è stata uno dei suoi primi esperimenti di progettazione in questa tipologia d'arredo e che rimase prototipo fino al 1978, quando fu finalmente messa in produzione (da ricordare che la Antropus fece anche da predecessore alla poltrona Milord del 1956).

 

Nel 1950 venne fatto il grande passo: venne fondata la Arflex.

 

Dal principio si trattava di un piccolo negozio-laboratorio in corso di Porta Vittoria a Milano, che da subito presentava le prime sedute disegnate da Marco Zanuso. Queste furono inoltre presentate alla IX Triennale nel 1951. Tra le altre, la famosa poltrona Lady e il divano IX Triennale che ottennero la medaglia d'oro.

 

Negli anni immediatamente successivi la rosa di designer dell'azienda si ampliò. Nel catalogo entrò a far parte la poltrona Fiorenza di Franco Albini (1952), elemento fondamentale nel design di questo settore. Oltre a lui lo studio BBPR e Carlo De Carli, chiamati per portare vivacità alla produzione grazie alle diverse caratteristiche della loro progettualità.

 

Negli anni sessanta la Arflex divenne inoltre luogo di manifestazioni culturali, di mostre di grafica, dove si ebbero gli incontri tra pubblico e progettisti.

 

Da lì in poi numerosi progettisti furono chiamati a collaborare nel corso degli anni, tra cui Joe Colombo, Cini Boeri, Carlo Bartoli, Mario Marenco. Tutti operarono nel proseguire la sperimentazione di forme nuove, con tecnologie che sono rimaste segni fondamentali a riflettere "nell'imbottito" il cambiamento profondo che andava attuandosi in molti aspetti della vita quotidiana. Basti ricordare, tra questi prodotti di forma e immagine nuova, Bobo, Strips e Serpentone di Cini Boeri.

 

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